Il calcio argentino è un sentiero, un sentimento e una sensazione. E’ un
sentiero intrapreso alla fine dell’ottocento quando gli inglesi, che
avevano capito che laggiù c’erano da fare buoni affari, mostrarono a
tempi persi il gioco del calcio ai locali, finché, quest’ultimi non
presero il pallone e dissero: “Ok grazie, ma da oggi lasciateci fare a
noi che lo facciamo meglio.” Il calcio argentino è il sentimento che
nasce dall’hinchada, dall’appartenenza, dal legame, da quel tatuaggio
sul corpo del tuo club, marchio di vita, dove scorrono sudore, lacrime e
papelitos. Ma il calcio argentino sono anche sensazioni. E allora i
rimbalzi diventano così cardiaci, così profondi, da essere associati
alle note di un Bandoneon che ti invita al più sensuale dei tanghi,
sotto il primo lampione che si accende nella notte di Baires.
AUTORE : SIMONE GALEOTTI
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO 12 euro
giovedì 27 novembre 2014
BARRIO
Rosario 1977. Due giovani. Un ragazzo e una ragazza, la loro vite
diverse, le loro fedi sportive diverse. Perché essere “rosarini” ha un
prezzo. Significa prima di tutto appartenere per sempre a una delle due
squadre cittadine. Central o Newell’s. Canaglie o lebbrosi. Follia resa
partita, non si scappa dalla gabbia. Due regine che si contendono lo
stesso regno. La bugia di una fede che, in realtà, non vi salverà dai
vostri peccati. Scegli un marchio, gialloblu o rossonero, o non sei
niente. Eppure l’amore può andare oltre quando vuole. Juanito ladro di
auto, e Dalida apprendista parrucchiera. Una storia con il calcio in
sottofondo, ma che trae spunti virtuosi dalle melodie del tango, e tocca
la politica viziata del governo dei Colonelli instauratosi alla “Casa
Rosada”.
AUTORE: SIMONE GALEOTTI
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO 12 euro
AUTORE: SIMONE GALEOTTI
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO 12 euro
GUIDA DELL'EREDIVISIE 2014-15
Scopri tutto, ma proprio tutto, sull'Eredivisie 2014/15.
Presentazione completa del campionato, analisi delle 18 squadre
partecipanti, con tutte le rose e le stelle.
Uno strumento necessario per ogni appassionato di calcio oranje,
scritto con la cura che contraddistingue da sempre i lavori dei ragazzi
di Calcio Olandese Blog.
Oltre 70 pagine di informazioni dettagliate e che non troverete altrove.
AUTORI: Chris Holter,Federico Papi,Edoardo Battaglion
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO: 2,99 euro
FORMATO ebook
VIVA MARADONA. Gol e miracoli del Pibe de oro
Diego Armando Maradona è stato universalmente riconosciuto come il più
grande calciatore di tutti i tempi. Nessuno prima e dopo di lui è
riuscito a reggere il termine di paragone con il Pibe de Oro, il
campione in grado di qualsiasi prodezza, compresa quella di vincere la
Coppa del Mondo praticamente da solo e giunta al culmine della
notorietà, pur provenendo da uno dei quartieri più poveri del mondo. El
Diego ha sconfitto la diffidenza di tanti, di quanti ne volevano
affossare il mito e la grandezza di calciatore e dei dirigenti della
FIFA, che aveva attaccato apertamente, rivelando le loro lobby di potere
ed il loro enormi interessi economici. Tuttavia, la carriera agonistica
di Maradona è stata caratterizzata soprattutto da gol, vittorie e
miracoli calcistici, tra cui quello di portare lo Scudetto a Napoli,
evento alla stesso tempo inatteso e di enorme portata storica. Maradona
rimane, ad ogni modo, il più grande di tutti, con enorme nostalgia per
il suo calcio poetico, i suoi colpi di testa ed il suo carisma. Diego ha
concluso la carriera nel 1997, ma i suoi gol e le sue prodezze sono
ancora negli occhi e nel cuore di tutti.
AUTORE: VINCENZO PALIOTTO Prefazione di Andrea Pelliccia
EDITORE URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO 12 euro
AUTORE: VINCENZO PALIOTTO Prefazione di Andrea Pelliccia
EDITORE URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO 12 euro
lunedì 20 ottobre 2014
DUE A ZERO . 1986 LO STEAUA E' CAMPIONE D'EUROPA
L'avevano definito il "nuovo Superman" poi è sparito. Helmuth Duckadam,
quel 7 maggio del 1986 aveva conquistato il mondo. Un exploit casuale o
un gran colpo di fortuna, secondo molti. Invece dietro a quella vittoria
c'era una grande squadra e un progetto tecnico di primo livello. Nelle
pagine di "Due a zero" leggerete le biografie di tutti i protagonisti e
le cronache delle partite, gli aspetti politici e storici: in
conclusione, la storia di un'impresa straordinaria.
Autore MARCO BAGOZZI Prefazione di FEDERICO BUFFA
PREZZO 7,50
EITORE URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
Autore MARCO BAGOZZI Prefazione di FEDERICO BUFFA
PREZZO 7,50
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ESTADIO NACIONAL. IL GOL PIU' TRISTE
Ci fu purtroppo un altro 11 settembre nella storia moderna dell’umanità.
Non quello ugualmente tragico delle Torri Gemelle newyorkesi, ma in
Cile, un paese forse appositamente tenuto lontano dalle attenzioni dei
mass media ed il cui richiamo, meno eclatante ma allo stesso modo
tragico, svanì presto tra le pagine della storia. Tuttavia, quell’11
settembre del 1973 segnò l’inizio della dittatura militare sanguinosa,
con cui si intrecciarono le vicende della Nazionale di calcio cilena, di
una clamorosa rinuncia dell’URSS, di Caszely, uno che ebbe il coraggio
di rifiutarsi di stringere la mano al dittatore Augusto Pinochet, e
dell’Estadio Nacional, concepito per celebrare le gioie del fùtbol, che
poi si trasformò in campo di concentramento e che poi ancora tornò ad
essere un campo di calcio. Anche se non era più la stessa cosa.
AUTORE Vincenzo Paliotto Prefazione di NICOLA SBETTI
PREZZO 6,99
EDITORE URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
AUTORE Vincenzo Paliotto Prefazione di NICOLA SBETTI
PREZZO 6,99
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LA CITTA' DEL FOOTBALL. VIAGGIO NELLA LONDRA DEL CALCIO
La città del football è un viaggio nella capitale mondiale del calcio.
Un tour che parte da lontano nel tempo e arriva ai giorni nostri, che
guida il lettore lungo tutti i teatri più importanti del football
londinese: Highbury, Stamford Bridge, White Hart Lane, Craven Cottage,
Upton Park e molti altri. Ma non solo. Londra non è soltanto il calcio
dorato della Premier. Ci sono le divisioni inferiori e c’è la non
league, con tutta la sua magia.
Si parte con l’Arsenal dei record, per poi addentrarsi subito nei fangosi campetti del Bromley, per parlare della strana ricorrenza di un numero. Si torna subito nei dorati palcoscenici del Chelsea, per raccontarlo prima che fosse così vincente. La squadra professionistica più orientale di Londra, il Dagenham & Redbridge è la protagonista del quarto capitolo: la sua è una storia a metà fra professionismo e dilettanti, con diversi colpi di scena. Le gesta del Tottenham Hotspur e la sua predilizione per un anno particolare, anticipano la storia del primo club ebraico di Londra, mentre l’eterna lotta fra Millwall e West Ham, precede il racconto sul Corinthian-Casuals, la squadra che umiliò il Manchester United. Del Queen Park Rangers si raccontano tutte le peripezie per trovare uno stadio dove giocare gli incontri casalinghi. Il Sutton United è la squadra di Londra che trionfò nel torneo anglo-italiano: nonostante la scarsità di materiale, si prova a narrarne le gesta. La storia scelta per il Charlton non parla solo di calcio, ma anche di come questo sport possa unire e motivare i cittadini, fino ad arrivare alla creazione di un partito. Il Thurrock e il Carshalton Athletic sono le due squadre che si disputarono la salvezza di un campionato dilettanti di qualche anno fa: l’epilogo fu incredibile. Del Fulham invece si canta il gioiello più prezioso, il Craven Cottage, lo stadio-capolavoro. Il capitolo “Il loro anno preferito”, è un omaggio al famoso e bellissimo “Il mio anno preferito”, a cura di Nick Hornby. Nel nostro si parla del Brentford, del Leyton Orient, del Crystal Palace e del Watford, raccontando per ciascun team un’annata indimenticabile. La Coppa delle Coppe dei dilettanti è la scusa per parlare di un calcio che non c’è più e di una serie di grandi squadre di non league come l’Hendon, l’Enfield, lo Walton & Hersham e lo Staines Town. Il penultimo capitolo racconta del ritorno nella Football League (il professionismo inglese) dell’Afc Wimbledon dopo che uomini interessati solo ai soldi avevano fatto fallire la storica Crazy Gang. Si parla infine di soprannomi nell’ultimo capitolo, andandone a scovare alcuni veramente particolari e inusuali.
La città del calcio è anche corredata di piccole guide, alla fine di ogni capitolo, per raggiungere lo stadio di ciascuna squadra. Al termine del libro, si trova una piccola bibliografia utile per gli appassionati che vogliono ampliare la propria “cultura di calcio inglese”. La prefazione e la postfazione sono a cura rispettivamente di Simone Conte (giornalista, autore e speaker radiofonico) e di Marco Anselmi (giornalista e speaker radiofonico). L’autore è Gianni Galleri, blogger e fondatore di London Football.
AUTORE Gianni Galleri Prefazione di SIMONE CONTE;POSTFAZIONE di MARCO ENRICO ANSELMI
PREZZO 12 euro
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
Si parte con l’Arsenal dei record, per poi addentrarsi subito nei fangosi campetti del Bromley, per parlare della strana ricorrenza di un numero. Si torna subito nei dorati palcoscenici del Chelsea, per raccontarlo prima che fosse così vincente. La squadra professionistica più orientale di Londra, il Dagenham & Redbridge è la protagonista del quarto capitolo: la sua è una storia a metà fra professionismo e dilettanti, con diversi colpi di scena. Le gesta del Tottenham Hotspur e la sua predilizione per un anno particolare, anticipano la storia del primo club ebraico di Londra, mentre l’eterna lotta fra Millwall e West Ham, precede il racconto sul Corinthian-Casuals, la squadra che umiliò il Manchester United. Del Queen Park Rangers si raccontano tutte le peripezie per trovare uno stadio dove giocare gli incontri casalinghi. Il Sutton United è la squadra di Londra che trionfò nel torneo anglo-italiano: nonostante la scarsità di materiale, si prova a narrarne le gesta. La storia scelta per il Charlton non parla solo di calcio, ma anche di come questo sport possa unire e motivare i cittadini, fino ad arrivare alla creazione di un partito. Il Thurrock e il Carshalton Athletic sono le due squadre che si disputarono la salvezza di un campionato dilettanti di qualche anno fa: l’epilogo fu incredibile. Del Fulham invece si canta il gioiello più prezioso, il Craven Cottage, lo stadio-capolavoro. Il capitolo “Il loro anno preferito”, è un omaggio al famoso e bellissimo “Il mio anno preferito”, a cura di Nick Hornby. Nel nostro si parla del Brentford, del Leyton Orient, del Crystal Palace e del Watford, raccontando per ciascun team un’annata indimenticabile. La Coppa delle Coppe dei dilettanti è la scusa per parlare di un calcio che non c’è più e di una serie di grandi squadre di non league come l’Hendon, l’Enfield, lo Walton & Hersham e lo Staines Town. Il penultimo capitolo racconta del ritorno nella Football League (il professionismo inglese) dell’Afc Wimbledon dopo che uomini interessati solo ai soldi avevano fatto fallire la storica Crazy Gang. Si parla infine di soprannomi nell’ultimo capitolo, andandone a scovare alcuni veramente particolari e inusuali.
La città del calcio è anche corredata di piccole guide, alla fine di ogni capitolo, per raggiungere lo stadio di ciascuna squadra. Al termine del libro, si trova una piccola bibliografia utile per gli appassionati che vogliono ampliare la propria “cultura di calcio inglese”. La prefazione e la postfazione sono a cura rispettivamente di Simone Conte (giornalista, autore e speaker radiofonico) e di Marco Anselmi (giornalista e speaker radiofonico). L’autore è Gianni Galleri, blogger e fondatore di London Football.
AUTORE Gianni Galleri Prefazione di SIMONE CONTE;POSTFAZIONE di MARCO ENRICO ANSELMI
PREZZO 12 euro
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
lunedì 6 ottobre 2014
Donato " Denis" Bergamini. Una stoia Sbagliata
Chi era davvero Donato “Denis” Bergamini? E soprattutto, perché è morto? A 25
anni dalla sua scomparsa, queste domande non hanno ancora trovato risposta.
Bergamini, talentuoso centrocampista del Cosenza che ha sognato la promozione in
serie A, fu trovato morto sulla Statale jonica, all’altezza di Roseto Capo
Spulico, la sera di sabato 18 novembre 1989. Era la vigilia del sentito derby
contro il Messina. La prima versione, che rimane tuttora l’unica verità
processuale sul caso, parlò di suicidio. Una versione accreditata soprattutto
dalla sua ex fidanzata, Isabella Internò, che ha passato con Denis le ultime ore
della sua vita.
Ma quello della morte di Denis è un giallo pieno di ombre e di domande senza risposta, un cold case senza nessuna certezza, nemmeno sull’ora del decesso. Un caso riaperto grazie alla tenacia della famiglia Bergamini e all’operato dell’avvocato Eugenio Gallerani, che ha raccolto in un dossier tutte le contraddizioni della storia, confrontando nuove testimonianze e nuovi indizi e convincendo la Procura di Castrovillari a riaprire l’indagine, stavolta per omicidio.
Questo libro ripercorre tutti gli aspetti della prima inchiesta e della nuova indagine, ricostruisce il racconto dei testimoni sentiti nel 1990 e dei compagni di squadra del calciatore e le nuove interpretazioni emerse in questi ultimi anni. Ripercorre tutte le possibili dinamiche e i possibili moventi emersi in molti anni di inchieste giornalistiche e soffiate anonime, dal giro di droga alle partite truccate fino alla tragedia per motivi passionali. Una ricostruzione obiettiva e dettagliata che mette insieme tutti gli aspetti di una storia ancora incompresa. Una storia sbagliata.
Autore : Alessandro Mastroluca
Editore:Ultra sport
Ma quello della morte di Denis è un giallo pieno di ombre e di domande senza risposta, un cold case senza nessuna certezza, nemmeno sull’ora del decesso. Un caso riaperto grazie alla tenacia della famiglia Bergamini e all’operato dell’avvocato Eugenio Gallerani, che ha raccolto in un dossier tutte le contraddizioni della storia, confrontando nuove testimonianze e nuovi indizi e convincendo la Procura di Castrovillari a riaprire l’indagine, stavolta per omicidio.
Questo libro ripercorre tutti gli aspetti della prima inchiesta e della nuova indagine, ricostruisce il racconto dei testimoni sentiti nel 1990 e dei compagni di squadra del calciatore e le nuove interpretazioni emerse in questi ultimi anni. Ripercorre tutte le possibili dinamiche e i possibili moventi emersi in molti anni di inchieste giornalistiche e soffiate anonime, dal giro di droga alle partite truccate fino alla tragedia per motivi passionali. Una ricostruzione obiettiva e dettagliata che mette insieme tutti gli aspetti di una storia ancora incompresa. Una storia sbagliata.
Autore : Alessandro Mastroluca
Editore:Ultra sport
martedì 20 maggio 2014
NEL SETTIMO CREÒ IL MARACANÃ
DI COSA PARLA
È
la prima storia del calcio del Brasile mai pubblicata in Italia, e la seconda
nell’Unione Europea.
Il
racconto parte da prima che calcio e Brasile esistessero, cercando di capire
come è sorto questo gioco, per approdare alla nascita del Paese e ai primi
calci tirati a una bola da quelle parti.
E
prosegue con i tornei di ogni singolo Stato, a partire da quelli di São Paulo e
Rio de Janeiro; i campioni che hanno scritto la storia di questo sport,
compresi quelli la cui fama non è mai arrivata in Europa; le vittorie nella
Copa América (1919 e 1922, poi più niente fino al 1949 e al 1989);
l'incredibile finale della Copa do Mundo del 1950; la bellezza travolgente
della Futebol Arte, Mané Garrincha, i tre Mondiali vinti con Pelé, João
Saldanha; la caduta di fronte a Paolo Rossi al Sarriá; l'evoluzione del gioco
della Seleção e i titoli del 1994 e del 2002; i trionfi internazionali di
Palmeiras, Santos, Corinthians... l'imminenza dei Mondiali del 2014.
Se il
calcio brasiliano è la narrazione principale, sappiamo che esso non vive in un
mondo solo suo. Per questo accenniamo brevemente a ciò che succede via via in
Brasile nella società, nel mondo della cultura e della musica, gli eventi della
politica come quelli della vita quotidiana delle persone. Getúlio Vargas, Caetano
Veloso, Oscar Niemeyer, Hélder Câmara, Castelo Branco, Jorge Amado, Juscelino
Kubitschek, Clarice Lispector, Chico Mendes, Ivete Sangalo, Dilma... il
rinoceronte Cacareco e la capra protettrice del São Paulo (questi vi
stenderanno!)...
Siamo
addirittura i primi a parlare di qualcosa che non abbiamo trovato in nessuna
storia di questo sport: il calcio delle ragazze, che in Brasile sta diventando
sempre più importante, entusiasmante, vincente.
Naturalmente,
il punto di vista è quello di un europeo, con tutti i privilegi e tutti i
limiti che questo comporta. La quasi totalità delle informazioni è di fonte
brasiliana e di lingua portoghese: una scelta che è stata fondamentale per
evitare distorsioni e pregiudizi, ma anche una montagna di errori presenti in
siti (anche autorevoli) inglesi, italiani, spagnoli.
Soprattutto: ci piacerebbe appassionare, informare, commuovere ogni lettore come è successo a noi lungo i due anni di scrittura di questo libro.
Soprattutto: ci piacerebbe appassionare, informare, commuovere ogni lettore come è successo a noi lungo i due anni di scrittura di questo libro.
L’AUTORE
Luciano
Sartirana è nato a Milano il 6 novembre 1957. Cultura classica e filosofica. Ideatore
e conduttore di percorsi didattico-formativi in Scrittura creativa,
Drammaturgia e Sceneggiatura a Milano e Venezia. Lettore per Giangiacomo
Feltrinelli Editore; direttore di collana per Demetra Edizioni. Consulente di
produzione radiofonica con RadioRAI (“Caterpillar”, “Radio Bellablù”). Autore
di testi, racconti e recensioni per varie testate web. Co-fondatore del sito di riflessione culturale www.rapportodiminoranza.it
Nel 2008 apre le Edizioni del Gattaccio. Ha visto
in diretta tv cose che oggi è difficile anche solo immaginare: l’assassinio di
John Kennedy, il primo sbarco sulla Luna, Italia-Germania 4-3 di Messico ’70. E - naturalmente - i raggi B balenare alle porte di Tannhäuser.
Inutile dire che ogni via, ogni piazza, ogni
casa del Brasile erano anch’esse cadute in quel silenzio funebre. Molta gente
deambula senza meta, lacrimando senza possibilità di consolazione. Alberi,
ristoranti, luoghi pubblici espongono piccoli cartelli scarabocchiati a mano
con l’annullamento di ogni festa, danza, cena programmate da tempo per quella
sera epocale.
I titoli dei giornali sfiorano l’assurdo:
“Mai più!”; “La peggior tragedia della storia del Brasile”; fino a “La nostra
Hiroshima”.
Il commentatore sportivo Mário Filho, che tanto
si era dato da fare per la costruzione del Maracanã tanto che gli venne
dedicato, scrive: “La città ha chiuso le sue finestre e si è immersa nel lutto.
È stato come se ciascun brasiliano avesse perso l’essere a lui più caro, e in
più l’onore e la dignità. Molti brasiliani hanno già giurato che, da questo 16 luglio,
non metteranno mai più piede in uno stadio di calcio…”
Una decina di persone lascia il Maracanã da
cadavere, causa infarto.
Altre – si dice parecchie centinaia – si
sarebbero suicidate per la sconfitta. La notizia parte dal giornale argentino
Clarín e viene ripresa dai media europei. A parte una certa supponenza da Primo
mondo e un certo razzismo verso un Paese considerato di Terzo (“Guardate che
stupidi, questi brasiliani, suicidarsi per una partita di calcio…!”), risulta invece abbastanza credibile il togliersi la
vita da parte di scommettitori che avevano impegnato tutti i soldi della
famiglia.
Non tanto sull’ovvia vittoria della Seleção
quanto sullo scarto e sugli autori dei 6-8 gol previsti…
Ary Barroso, musicista autore della celebre “Aquarela
do Brasil” e principale radiocronista sportivo del Paese,
decide che non commenterà mai più una partita di calcio.
Il presidente della FIFA, Jules Rimet,
racconta i minuti poco prima e poco dopo il 90’: “Era prevista ogni cosa… tranne
il trionfo dell’Uruguay. Alla fine della partita dovevo consegnare la coppa al
capitano del vincitore, ovviamente il Brasile. Una vistosa guardia d’onore si
sarebbe dovuta allineare dal tunnel degli spogliatoi fino al centro del campo.
A circa un quarto d’ora dal termine inizio a ripassarmi il discorso e mi dirigo
dalla tribuna giù verso gli spogliatoi; le squadre stanno pareggiando e quel
risultato laurea ancora la squadra di casa.
Ma, mentre scendo gli scalini interni, l’urlo
infernale della folla si interrompe di colpo. Quando esco dal tunnel, lo stadio
è dominato da un silenzio di desolazione. Non c’è nessuna guardia d’onore, la
partita finisce, mi trovo lì da solo con la coppa tra le mani e senza sapere
cosa fare. Riesco a individuare Obdulio Varela. Mi avvicino, gli consegno la
statua d’oro quasi di nascosto… e gli stringo la mano senza poter dire una sola
parola di felicitazioni per la sua squadra…”
Interessante il
racconto del centravanti platense Oscar Omar Míguez: “Quel
giorno era scritto che dovessimo vincere noi, non temevamo né Dio né il demonio. Se Máspoli avesse giocato da
centravanti avrebbe segnato due gol, e se in porta avessi giocato io, avrei
parato due rigori…”.
Roque Gastón Máspoli, portiere
dell’Uruguay: “Il silenzio dopo
il nostro secondo gol è stato qualcosa di terribile…”
Flávio Costa, tecnico del Brasile:
“Sinceramente, mai mi sarei aspettato una cosa simile…”
Obdulio Varela, capitano dell’Uruguay: “È
stato un caso. Abbiamo vinto perché abbiamo vinto, niente di più. Questo
Brasile è una macchina, avrebbe potuto tranquillamente sommergerci di gol.
Mettetevelo nella testa: giocassimo altre cento volte quella partita, non ne
vinceremmo mai più una… cose così non capitano due volte…”
Il premio in denaro che Obdulio ricevette per
quella vittoria lo utilizzò per comprarsi una Ford usata del 1931, che gli
venne rubata dopo una settimana.
Alla partenza
dell’aereo per il ritorno a Montevideo, Varela pretese che un dirigente della
Federazione e la sua famiglia scendesse a terra e tornasse a casa per i fatti
suoi: era uno di quelli che si era augurato di perdere con soli due-tre gol di
scarto…
Le stessa sera del
trionfo si rifiutò di festeggiare in albergo con la Federazione, e passò la
notte a bere birra con alcuni compagni e molti tifosi brasiliani, per
consolarli. Sempre a questo proposito: “Non mi è piaciuto vedere 200.000 tifosi
tristi. Non mi è piaciuto vedere Rio con la faccia scura e senza carnevale. Ma
è la vita: ero campione, ma non provavo nessuna allegria…”
Alcidés Ghiggia, attaccante
dell’Uruguay: “Non sapevamo se andarcene in giro, per paura. Uscimmo, in
gruppetti di quattro o cinque. Ma il pubblico ci riconosceva e si felicitava…
un pubblico meraviglioso e molto cortese…!”
Ademir Menezes, attaccante del Brasile:
“Nessuno di noi aveva mai pensato che l’Uruguay avrebbe potuto batterci. Ci era
parso chiaramente si accontentassero del secondo posto…”.
José Lins do Rego,
giornalista brasiliano: “Ho visto un popolo a testa bassa, con gli occhi pieni
di lacrime e senza più parole, lasciare lo stadio come ci fosse stata la
sepoltura di un genitore molto amato. Ho visto un popolo sconfitto. Più che
sconfitto: senza più una speranza. Questo mi ha fatto molto male…”
Carlos Heitor Cony,
giornalista e scrittore brasiliano: “Il giorno in cui vidi il Brasile perdere
la Coppa del Mondo al Maracanã ho smesso di credere in Dio…”.
Nelson
Rodrigues, scrittore brasiliano: “Noi brasiliani soffriamo del complesso del cane
randagio… un senso volontario di inferiorità rispetto al resto del mondo…”.
Obdulio Varela, di nuovo: “Se non avessimo
rallentato, spezzato il loro gioco, quella macchina per giocare al calcio ci
avrebbe demolito senza fatica. Li avessimo serviti del loro piatto preferito,
un gioco veloce, queste tigri ci avrebbero divorato. Sono andato anche a
perdere molto tempo con l’arbitro dopo il loro gol, pretendendo un interprete
perché non sapevo l’inglese, la sua lingua. I giocatori brasiliani erano
nervosi e mi insultavano… questo loro atteggiamento mi ha aperto gli occhi, mi
ha fatto capire che ci temevano…”.
Ancora Flávio Costa: “Il destino ci rise in
faccia. Tutti, tifosi, stampa e addetti ai lavori, pensavano che la Coppa fosse
già nostra, e fu questo a causare tutto…”.
Naturalmente, nei
giorni successivi, scatta la ricerca del colpevole di un simile trauma.
Il primo è Flávio Costa: oltre che di avere
allenato e disposto male la squadra in campo (soprattutto per l’impotente
marcatura di Bigode sulla scolopendra Ghiggia), è accusato di avere fatto
assistere i giocatori a una messa cantata, la mattina stessa della partita, due
ore in piedi per tutti. Costa riceve anche parecchie minacce, e per alcuni mesi
si rifugia all’estero.
Il secondo la Federazione, che la sera prima
portò in giro i giocatori ad assistere a tutte le feste che la gente
improvvisava per strada in attesa della festa grande.
Poi c’è buona parte dei giocatori, molte dei
quali chiudono lì la loro carriera nella Seleção. Nei Mondiali del 1954, solo
Baltazar e Bauer vengono convocati. La stessa Seleção non disputa incontri né
ufficiali né amichevoli fino all’aprile del 1952.
Ma la condanna senza
appello, la rabbia crudele, l’ostracismo peggiore si abbatte sul portiere
Moacyr Barbosa, grande estremo difensore del Vasco da Gama Espresso della Vittoria
e della nazionale. Una vicenda triste, odiosa per un atleta tra i migliori
della sua generazione. Secondo tutti (tutti, fuori dal campo, sanno cosa
sarebbe stato meglio fare…), il secondo gol nemico sarebbe stato da evitare,
bastava non buttarsi subito al centro.
Dal gol di Ghiggia in
poi, la sua vita si tramuta in un inferno. E il fatto di essere di colore
sicuramente non lo aiuta. Al suo ingresso in un qualsiasi bar del Brasile,
tutti lo guardano come avessero davanti un fantasma. Riceve minacce per mesi,
deve cambiare spesso casa. Per decenni il suo nome suona sinonimo di disastro e
malasorte.
Lui stesso ricordava
momenti particolarmente tristi: “Una sera negli anni ’80, in un mercato. Una
signora mi indica a voce alta al figlioletto di dieci anni… guarda, bambino
mio… quello è l’uomo che ha fatto piangere tutto il Brasile…”
Prima dei Mondiali del 1994 si reca nel
ritiro della Seleção per fare gli auguri ai giocatori. Un funzionario non lo fa
neanche entrare…
In una delle sue ultime interviste, Barbosa dichiara: “In Brasile, la pena più pesante per un delitto è di trent’anni di carcere. Sono quasi cinquant’anni che io pago e sono in una specie di prigione pubblica per un delitto che non ho commesso. La gente dice ancora che il colpevole sono io… ma eravamo in undici…”.
In una delle sue ultime interviste, Barbosa dichiara: “In Brasile, la pena più pesante per un delitto è di trent’anni di carcere. Sono quasi cinquant’anni che io pago e sono in una specie di prigione pubblica per un delitto che non ho commesso. La gente dice ancora che il colpevole sono io… ma eravamo in undici…”.
Il 17 luglio 1950
Alle sette della mattina dopo
quella finale, gli addetti alle pulizie del Maracanã trovano un ragazzo di
sedici anni rannicchiato fra gli spalti, abbracciato ancora piangente alla
bandiera verde-oro.
Per contatti, incontri, iniziative,
interviste:
E-mail: luciano@edizionidelgattaccio.it
Cellulare: 347-0589212
Pagina del libro: www.edizionidelgattaccio.it/eg-maracana-hp.html
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