giovedì 27 novembre 2014

STORIE D'ORDINARIA ARGENTINA

Il calcio argentino è un sentiero, un sentimento e una sensazione. E’ un sentiero intrapreso alla fine dell’ottocento quando gli inglesi, che avevano capito che laggiù c’erano da fare buoni affari, mostrarono a tempi persi il gioco del calcio ai locali, finché, quest’ultimi non presero il pallone e dissero: “Ok grazie, ma da oggi lasciateci fare a noi che lo facciamo meglio.” Il calcio argentino è il sentimento che nasce dall’hinchada, dall’appartenenza, dal legame, da quel tatuaggio sul corpo del tuo club, marchio di vita, dove scorrono sudore, lacrime e papelitos. Ma il calcio argentino sono anche sensazioni. E allora i rimbalzi diventano così cardiaci, così profondi, da essere associati alle note di un Bandoneon che ti invita al più sensuale dei tanghi, sotto il primo lampione che si accende nella notte di Baires.

Argentina

AUTORE : SIMONE GALEOTTI
EDITORE: URBONE PUBLISHING  www.urbone.eu
PREZZO 12 euro

BARRIO

Rosario 1977. Due giovani. Un ragazzo e una ragazza, la loro vite diverse, le loro fedi sportive diverse. Perché essere “rosarini” ha un prezzo. Significa prima di tutto appartenere per sempre a una delle due squadre cittadine. Central o Newell’s. Canaglie o lebbrosi. Follia resa partita, non si scappa dalla gabbia. Due regine che si contendono lo stesso regno. La bugia di una fede che, in realtà, non vi salverà dai vostri peccati. Scegli un marchio, gialloblu o rossonero, o non sei niente. Eppure l’amore può andare oltre quando vuole. Juanito ladro di auto, e Dalida apprendista parrucchiera. Una storia con il calcio in sottofondo, ma che trae spunti virtuosi dalle melodie del tango, e tocca la politica viziata del governo dei Colonelli instauratosi alla “Casa Rosada”.

Barrio


AUTORE: SIMONE GALEOTTI
EDITORE: URBONE PUBLISHING  www.urbone.eu
PREZZO 12 euro

GUIDA DELL'EREDIVISIE 2014-15

Scopri tutto, ma proprio tutto, sull'Eredivisie 2014/15. Presentazione completa del campionato, analisi delle 18 squadre partecipanti, con tutte le rose e le stelle. 
Uno strumento necessario per ogni appassionato di calcio oranje, scritto con la cura che contraddistingue da sempre i lavori dei ragazzi di Calcio Olandese Blog.
Oltre 70 pagine di informazioni dettagliate e che non troverete altrove.
 
Campionato olandese 
 
AUTORI: Chris Holter,Federico Papi,Edoardo Battaglion
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu
PREZZO: 2,99 euro
FORMATO ebook

VIVA MARADONA. Gol e miracoli del Pibe de oro

Diego Armando Maradona è stato universalmente riconosciuto come il più grande calciatore di tutti i tempi. Nessuno prima e dopo di lui è riuscito a reggere il termine di paragone con il Pibe de Oro, il campione in grado di qualsiasi prodezza, compresa quella di vincere la Coppa del Mondo praticamente da solo e giunta al culmine della notorietà, pur provenendo da uno dei quartieri più poveri del mondo. El Diego ha sconfitto la diffidenza di tanti, di quanti ne volevano affossare il mito e la grandezza di calciatore e dei dirigenti della FIFA, che aveva attaccato apertamente, rivelando le loro lobby di potere ed il loro enormi interessi economici. Tuttavia, la carriera agonistica di Maradona è stata caratterizzata soprattutto da gol, vittorie e miracoli calcistici, tra cui quello di portare lo Scudetto a Napoli, evento alla stesso tempo inatteso e di enorme portata storica. Maradona rimane, ad ogni modo, il più grande di tutti, con enorme nostalgia per il suo calcio poetico, i suoi colpi di testa ed il suo carisma. Diego ha concluso la carriera nel 1997, ma i suoi gol e le sue prodezze sono ancora negli occhi e nel cuore di tutti.

AUTORE: VINCENZO PALIOTTO Prefazione di Andrea Pelliccia

EDITORE URBONE PUBLISHING   www.urbone.eu

PREZZO 12 euro

lunedì 20 ottobre 2014

DUE A ZERO . 1986 LO STEAUA E' CAMPIONE D'EUROPA

L'avevano definito il "nuovo Superman" poi è sparito. Helmuth Duckadam, quel 7 maggio del 1986 aveva conquistato il mondo. Un exploit casuale o un gran colpo di fortuna, secondo molti. Invece dietro a quella vittoria c'era una grande squadra e un progetto tecnico di primo livello. Nelle pagine di "Due a zero" leggerete le biografie di tutti i protagonisti e le cronache delle partite, gli aspetti politici e storici: in conclusione, la storia di un'impresa straordinaria.





Autore MARCO BAGOZZI Prefazione di FEDERICO BUFFA
PREZZO 7,50
EITORE URBONE PUBLISHING www.urbone.eu 

ESTADIO NACIONAL. IL GOL PIU' TRISTE

Ci fu purtroppo un altro 11 settembre nella storia moderna dell’umanità. Non quello ugualmente tragico delle Torri Gemelle newyorkesi, ma in Cile, un paese forse appositamente tenuto lontano dalle attenzioni dei mass media ed il cui richiamo, meno eclatante ma allo stesso modo tragico, svanì presto tra le pagine della storia. Tuttavia, quell’11 settembre del 1973 segnò l’inizio della dittatura militare sanguinosa, con cui si intrecciarono le vicende della Nazionale di calcio cilena, di una clamorosa rinuncia dell’URSS, di Caszely, uno che ebbe il coraggio di rifiutarsi di stringere la mano al dittatore Augusto Pinochet, e dell’Estadio Nacional, concepito per celebrare le gioie del fùtbol, che poi si trasformò in campo di concentramento e che poi ancora tornò ad essere un campo di calcio. Anche se non era più la stessa cosa.







AUTORE Vincenzo Paliotto Prefazione di NICOLA SBETTI
PREZZO 6,99
EDITORE URBONE PUBLISHING  www.urbone.eu

LA CITTA' DEL FOOTBALL. VIAGGIO NELLA LONDRA DEL CALCIO

La città del football è un viaggio nella capitale mondiale del calcio. Un tour che parte da lontano nel tempo e arriva ai giorni nostri, che guida il lettore lungo tutti i teatri più importanti del football londinese: Highbury, Stamford Bridge, White Hart Lane, Craven Cottage, Upton Park e molti altri. Ma non solo. Londra non è soltanto il calcio dorato della Premier. Ci sono le divisioni inferiori e c’è la non league, con tutta la sua magia.
Si parte con l’Arsenal dei record, per poi addentrarsi subito nei fangosi campetti del Bromley, per parlare della strana ricorrenza di un numero. Si torna subito nei dorati palcoscenici del Chelsea, per raccontarlo prima che fosse così vincente. La squadra professionistica più orientale di Londra, il Dagenham & Redbridge è la protagonista del quarto capitolo: la sua è una storia a metà fra professionismo e dilettanti, con diversi colpi di scena. Le gesta del Tottenham Hotspur e la sua predilizione per un anno particolare, anticipano la storia del primo club ebraico di Londra, mentre l’eterna lotta fra Millwall e West Ham, precede il racconto sul Corinthian-Casuals, la squadra che umiliò il Manchester United. Del Queen Park Rangers si raccontano tutte le peripezie per trovare uno stadio dove giocare gli incontri casalinghi. Il Sutton United è la squadra di Londra che trionfò nel torneo anglo-italiano: nonostante la scarsità di materiale, si prova a narrarne le gesta. La storia scelta per il Charlton non parla solo di calcio, ma anche di come questo sport possa unire e motivare i cittadini, fino ad arrivare alla creazione di un partito. Il Thurrock e il Carshalton Athletic sono le due squadre che si disputarono la salvezza di un campionato dilettanti di qualche anno fa: l’epilogo fu incredibile. Del Fulham invece si canta il gioiello più prezioso, il Craven Cottage, lo stadio-capolavoro. Il capitolo “Il loro anno preferito”, è un omaggio al famoso e bellissimo “Il mio anno preferito”, a cura di Nick Hornby. Nel nostro si parla del Brentford, del Leyton Orient, del Crystal Palace e del Watford, raccontando per ciascun team un’annata indimenticabile. La Coppa delle Coppe dei dilettanti è la scusa per parlare di un calcio che non c’è più e di una serie di grandi squadre di non league come l’Hendon, l’Enfield, lo Walton & Hersham e lo Staines Town. Il penultimo capitolo racconta del ritorno nella Football League (il professionismo inglese) dell’Afc Wimbledon dopo che uomini interessati solo ai soldi avevano fatto fallire la storica Crazy Gang. Si parla infine di soprannomi nell’ultimo capitolo, andandone a scovare alcuni veramente particolari e inusuali.
La città del calcio è anche corredata di piccole guide, alla fine di ogni capitolo, per raggiungere lo stadio di ciascuna squadra. Al termine del libro, si trova una piccola bibliografia utile per gli appassionati che vogliono ampliare la propria “cultura di calcio inglese”. La prefazione e la postfazione sono a cura rispettivamente di Simone Conte (giornalista, autore e speaker radiofonico) e di Marco Anselmi (giornalista e speaker radiofonico). L’autore è Gianni Galleri, blogger e fondatore di London Football.








AUTORE Gianni Galleri Prefazione di SIMONE CONTE;POSTFAZIONE di MARCO ENRICO ANSELMI
PREZZO 12 euro
EDITORE: URBONE PUBLISHING www.urbone.eu

lunedì 6 ottobre 2014

Donato " Denis" Bergamini. Una stoia Sbagliata

Chi era davvero Donato “Denis” Bergamini? E soprattutto, perché è morto? A 25 anni dalla sua scomparsa, queste domande non hanno ancora trovato risposta. Bergamini, talentuoso centrocampista del Cosenza che ha sognato la promozione in serie A, fu trovato morto sulla Statale jonica, all’altezza di Roseto Capo Spulico, la sera di sabato 18 novembre 1989. Era la vigilia del sentito derby contro il Messina. La prima versione, che rimane tuttora l’unica verità processuale sul caso, parlò di suicidio. Una versione accreditata soprattutto dalla sua ex fidanzata, Isabella Internò, che ha passato con Denis le ultime ore della sua vita.
Ma quello della morte di Denis è un giallo pieno di ombre e di domande senza risposta, un cold case senza nessuna certezza, nemmeno sull’ora del decesso. Un caso riaperto grazie alla tenacia della famiglia Bergamini e all’operato dell’avvocato Eugenio Gallerani, che ha raccolto in un dossier tutte le contraddizioni della storia, confrontando nuove testimonianze e nuovi indizi e convincendo la Procura di Castrovillari a riaprire l’indagine, stavolta per omicidio.
Questo libro ripercorre tutti gli aspetti della prima inchiesta e della nuova indagine, ricostruisce il racconto dei testimoni sentiti nel 1990 e dei compagni di squadra del calciatore e le nuove interpretazioni emerse in questi ultimi anni. Ripercorre tutte le possibili dinamiche e i possibili moventi emersi in molti anni di inchieste giornalistiche e soffiate anonime, dal giro di droga alle partite truccate fino alla tragedia per motivi passionali. Una ricostruzione obiettiva e dettagliata che mette insieme tutti gli aspetti di una storia ancora incompresa. Una storia sbagliata.

Autore : Alessandro Mastroluca
Editore:Ultra sport


martedì 20 maggio 2014

NEL SETTIMO CREÒ IL MARACANÃ



DI COSA PARLA


È la prima storia del calcio del Brasile mai pubblicata in Italia, e la seconda nell’Unione Europea.
Il racconto parte da prima che calcio e Brasile esistessero, cercando di capire come è sorto questo gioco, per approdare alla nascita del Paese e ai primi calci tirati a una bola da quelle parti.

E prosegue con i tornei di ogni singolo Stato, a partire da quelli di São Paulo e Rio de Janeiro; i campioni che hanno scritto la storia di questo sport, compresi quelli la cui fama non è mai arrivata in Europa; le vittorie nella Copa América (1919 e 1922, poi più niente fino al 1949 e al 1989); l'incredibile finale della Copa do Mundo del 1950; la bellezza travolgente della Futebol Arte, Mané Garrincha, i tre Mondiali vinti con Pelé, João Saldanha; la caduta di fronte a Paolo Rossi al Sarriá; l'evoluzione del gioco della Seleção e i titoli del 1994 e del 2002; i trionfi internazionali di Palmeiras, Santos, Corinthians... l'imminenza dei Mondiali del 2014.

Se il calcio brasiliano è la narrazione principale, sappiamo che esso non vive in un mondo solo suo. Per questo accenniamo brevemente a ciò che succede via via in Brasile nella società, nel mondo della cultura e della musica, gli eventi della politica come quelli della vita quotidiana delle persone. Getúlio Vargas, Caetano Veloso, Oscar Niemeyer, Hélder Câmara, Castelo Branco, Jorge Amado, Juscelino Kubitschek, Clarice Lispector, Chico Mendes, Ivete Sangalo, Dilma... il rinoceronte Cacareco e la capra protettrice del São Paulo (questi vi stenderanno!)...

Siamo addirittura i primi a parlare di qualcosa che non abbiamo trovato in nessuna storia di questo sport: il calcio delle ragazze, che in Brasile sta diventando sempre più importante, entusiasmante, vincente.

Naturalmente, il punto di vista è quello di un europeo, con tutti i privilegi e tutti i limiti che questo comporta. La quasi totalità delle informazioni è di fonte brasiliana e di lingua portoghese: una scelta che è stata fondamentale per evitare distorsioni e pregiudizi, ma anche una montagna di errori presenti in siti (anche autorevoli) inglesi, italiani, spagnoli.
Soprattutto: ci piacerebbe appassionare, informare, commuovere ogni lettore come è successo a noi lungo i due anni di scrittura di questo libro.

L’AUTORE


Luciano Sartirana è nato a Milano il 6 novembre 1957. Cultura classica e filosofica. Ideatore e conduttore di percorsi didattico-formativi in Scrittura creativa, Drammaturgia e Sceneggiatura a Milano e Venezia. Lettore per Giangiacomo Feltrinelli Editore; direttore di collana per Demetra Edizioni. Consulente di produzione radiofonica con RadioRAI (“Caterpillar”, “Radio Bellablù”). Autore di testi, racconti e recensioni per varie testate web. Co-fondatore del sito di riflessione culturale www.rapportodiminoranza.it
Nel 2008 apre le Edizioni del Gattaccio. Ha visto in diretta tv cose che oggi è difficile anche solo immaginare: l’assassinio di John Kennedy, il primo sbarco sulla Luna, Italia-Germania 4-3 di Messico ’70. E - naturalmente - i raggi B balenare alle porte di Tannhäuser.
 

Inutile dire che ogni via, ogni piazza, ogni casa del Brasile erano anch’esse cadute in quel silenzio funebre. Molta gente deambula senza meta, lacrimando senza possibilità di consolazione. Alberi, ristoranti, luoghi pubblici espongono piccoli cartelli scarabocchiati a mano con l’annullamento di ogni festa, danza, cena programmate da tempo per quella sera epocale.
I titoli dei giornali sfiorano l’assurdo: “Mai più!”; “La peggior tragedia della storia del Brasile”; fino a “La nostra Hiroshima”.
Il commentatore sportivo Mário Filho, che tanto si era dato da fare per la costruzione del Maracanã tanto che gli venne dedicato, scrive: “La città ha chiuso le sue finestre e si è immersa nel lutto. È stato come se ciascun brasiliano avesse perso l’essere a lui più caro, e in più l’onore e la dignità. Molti brasiliani hanno già giurato che, da questo 16 luglio, non metteranno mai più piede in uno stadio di calcio…”
Una decina di persone lascia il Maracanã da cadavere, causa infarto.

Altre – si dice parecchie centinaia – si sarebbero suicidate per la sconfitta. La notizia parte dal giornale argentino Clarín e viene ripresa dai media europei. A parte una certa supponenza da Primo mondo e un certo razzismo verso un Paese considerato di Terzo (“Guardate che stupidi, questi brasiliani, suicidarsi per una partita di calcio…!”), risulta  invece abbastanza credibile il togliersi la vita da parte di scommettitori che avevano impegnato tutti i soldi della famiglia.
Non tanto sull’ovvia vittoria della Seleção quanto sullo scarto e sugli autori dei 6-8 gol previsti…

Ary Barroso, musicista autore della celebre “Aquarela do Brasil” e principale radiocronista sportivo del Paese, decide che non commenterà mai più una partita di calcio.

Il presidente della FIFA, Jules Rimet, racconta i minuti poco prima e poco dopo il 90’: “Era prevista ogni cosa… tranne il trionfo dell’Uruguay. Alla fine della partita dovevo consegnare la coppa al capitano del vincitore, ovviamente il Brasile. Una vistosa guardia d’onore si sarebbe dovuta allineare dal tunnel degli spogliatoi fino al centro del campo. A circa un quarto d’ora dal termine inizio a ripassarmi il discorso e mi dirigo dalla tribuna giù verso gli spogliatoi; le squadre stanno pareggiando e quel risultato laurea ancora la squadra di casa.
Ma, mentre scendo gli scalini interni, l’urlo infernale della folla si interrompe di colpo. Quando esco dal tunnel, lo stadio è dominato da un silenzio di desolazione. Non c’è nessuna guardia d’onore, la partita finisce, mi trovo lì da solo con la coppa tra le mani e senza sapere cosa fare. Riesco a individuare Obdulio Varela. Mi avvicino, gli consegno la statua d’oro quasi di nascosto… e gli stringo la mano senza poter dire una sola parola di felicitazioni per la sua squadra…”   

Interessante il racconto del centravanti platense Oscar Omar Míguez: Quel giorno era scritto che dovessimo vincere noi, non temevamo né Dio né il  demonio. Se Máspoli avesse giocato da centravanti avrebbe segnato due gol, e se in porta avessi giocato io, avrei parato due rigori…”.

Roque Gastón Máspoli, portiere dell’Uruguay: “Il silenzio dopo il nostro secondo gol è stato qualcosa di terribile…”  

Flávio Costa, tecnico del Brasile: “Sinceramente, mai mi sarei aspettato una cosa simile…”

Obdulio Varela, capitano dell’Uruguay: “È stato un caso. Abbiamo vinto perché abbiamo vinto, niente di più. Questo Brasile è una macchina, avrebbe potuto tranquillamente sommergerci di gol. Mettetevelo nella testa: giocassimo altre cento volte quella partita, non ne vinceremmo mai più una… cose così non capitano due volte…”
Il premio in denaro che Obdulio ricevette per quella vittoria lo utilizzò per comprarsi una Ford usata del 1931, che gli venne rubata dopo una settimana.
Alla partenza dell’aereo per il ritorno a Montevideo, Varela pretese che un dirigente della Federazione e la sua famiglia scendesse a terra e tornasse a casa per i fatti suoi: era uno di quelli che si era augurato di perdere con soli due-tre gol di scarto…
Le stessa sera del trionfo si rifiutò di festeggiare in albergo con la Federazione, e passò la notte a bere birra con alcuni compagni e molti tifosi brasiliani, per consolarli. Sempre a questo proposito: “Non mi è piaciuto vedere 200.000 tifosi tristi. Non mi è piaciuto vedere Rio con la faccia scura e senza carnevale. Ma è la vita: ero campione, ma non provavo nessuna allegria…”

Alcidés Ghiggia, attaccante dell’Uruguay: “Non sapevamo se andarcene in giro, per paura. Uscimmo, in gruppetti di quattro o cinque. Ma il pubblico ci riconosceva e si felicitava… un pubblico meraviglioso e molto cortese…!”

Ademir Menezes, attaccante del Brasile: “Nessuno di noi aveva mai pensato che l’Uruguay avrebbe potuto batterci. Ci era parso chiaramente si accontentassero del secondo posto…”.

José Lins do Rego, giornalista brasiliano: “Ho visto un popolo a testa bassa, con gli occhi pieni di lacrime e senza più parole, lasciare lo stadio come ci fosse stata la sepoltura di un genitore molto amato. Ho visto un popolo sconfitto. Più che sconfitto: senza più una speranza. Questo mi ha fatto molto male…”

Carlos Heitor Cony, giornalista e scrittore brasiliano: “Il giorno in cui vidi il Brasile perdere la Coppa del Mondo al Maracanã ho smesso di credere in Dio…”.

Nelson Rodrigues, scrittore brasiliano: “Noi brasiliani soffriamo del complesso del cane randagio… un senso volontario di inferiorità rispetto al resto del mondo…”.

Obdulio Varela, di nuovo: “Se non avessimo rallentato, spezzato il loro gioco, quella macchina per giocare al calcio ci avrebbe demolito senza fatica. Li avessimo serviti del loro piatto preferito, un gioco veloce, queste tigri ci avrebbero divorato. Sono andato anche a perdere molto tempo con l’arbitro dopo il loro gol, pretendendo un interprete perché non sapevo l’inglese, la sua lingua. I giocatori brasiliani erano nervosi e mi insultavano… questo loro atteggiamento mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che ci temevano…”. 

Ancora Flávio Costa: “Il destino ci rise in faccia. Tutti, tifosi, stampa e addetti ai lavori, pensavano che la Coppa fosse già nostra, e fu questo a causare tutto…”.

Naturalmente, nei giorni successivi, scatta la ricerca del colpevole di un simile trauma.
Il primo è Flávio Costa: oltre che di avere allenato e disposto male la squadra in campo (soprattutto per l’impotente marcatura di Bigode sulla scolopendra Ghiggia), è accusato di avere fatto assistere i giocatori a una messa cantata, la mattina stessa della partita, due ore in piedi per tutti. Costa riceve anche parecchie minacce, e per alcuni mesi si rifugia all’estero.
Il secondo la Federazione, che la sera prima portò in giro i giocatori ad assistere a tutte le feste che la gente improvvisava per strada in attesa della festa grande.
Poi c’è buona parte dei giocatori, molte dei quali chiudono lì la loro carriera nella Seleção. Nei Mondiali del 1954, solo Baltazar e Bauer vengono convocati. La stessa Seleção non disputa incontri né ufficiali né amichevoli fino all’aprile del 1952.   
Ma la condanna senza appello, la rabbia crudele, l’ostracismo peggiore si abbatte sul portiere Moacyr Barbosa, grande estremo difensore del Vasco da Gama Espresso della Vittoria e della nazionale. Una vicenda triste, odiosa per un atleta tra i migliori della sua generazione. Secondo tutti (tutti, fuori dal campo, sanno cosa sarebbe stato meglio fare…), il secondo gol nemico sarebbe stato da evitare, bastava non buttarsi subito al centro.
Dal gol di Ghiggia in poi, la sua vita si tramuta in un inferno. E il fatto di essere di colore sicuramente non lo aiuta. Al suo ingresso in un qualsiasi bar del Brasile, tutti lo guardano come avessero davanti un fantasma. Riceve minacce per mesi, deve cambiare spesso casa. Per decenni il suo nome suona sinonimo di disastro e malasorte.
Lui stesso ricordava momenti particolarmente tristi: “Una sera negli anni ’80, in un mercato. Una signora mi indica a voce alta al figlioletto di dieci anni… guarda, bambino mio… quello è l’uomo che ha fatto piangere tutto il Brasile…”
Prima dei Mondiali del 1994 si reca nel ritiro della Seleção per fare gli auguri ai giocatori. Un funzionario non lo fa neanche entrare…
In una delle sue ultime interviste, Barbosa dichiara: “In Brasile, la pena più pesante per un delitto è di trent’anni di carcere. Sono quasi cinquant’anni che io pago e sono in una specie di prigione pubblica per un delitto che non ho commesso. La gente dice ancora che il colpevole sono io… ma eravamo in undici…”.

Il 17 luglio 1950
Alle sette della mattina dopo quella finale, gli addetti alle pulizie del Maracanã trovano un ragazzo di sedici anni rannicchiato fra gli spalti, abbracciato ancora piangente alla bandiera verde-oro. 


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