DI COSA PARLA
È
la prima storia del calcio del Brasile mai pubblicata in Italia, e la seconda
nell’Unione Europea.
Il
racconto parte da prima che calcio e Brasile esistessero, cercando di capire
come è sorto questo gioco, per approdare alla nascita del Paese e ai primi
calci tirati a una bola da quelle parti.
E
prosegue con i tornei di ogni singolo Stato, a partire da quelli di São Paulo e
Rio de Janeiro; i campioni che hanno scritto la storia di questo sport,
compresi quelli la cui fama non è mai arrivata in Europa; le vittorie nella
Copa América (1919 e 1922, poi più niente fino al 1949 e al 1989);
l'incredibile finale della Copa do Mundo del 1950; la bellezza travolgente
della Futebol Arte, Mané Garrincha, i tre Mondiali vinti con Pelé, João
Saldanha; la caduta di fronte a Paolo Rossi al Sarriá; l'evoluzione del gioco
della Seleção e i titoli del 1994 e del 2002; i trionfi internazionali di
Palmeiras, Santos, Corinthians... l'imminenza dei Mondiali del 2014.
Se il
calcio brasiliano è la narrazione principale, sappiamo che esso non vive in un
mondo solo suo. Per questo accenniamo brevemente a ciò che succede via via in
Brasile nella società, nel mondo della cultura e della musica, gli eventi della
politica come quelli della vita quotidiana delle persone. Getúlio Vargas, Caetano
Veloso, Oscar Niemeyer, Hélder Câmara, Castelo Branco, Jorge Amado, Juscelino
Kubitschek, Clarice Lispector, Chico Mendes, Ivete Sangalo, Dilma... il
rinoceronte Cacareco e la capra protettrice del São Paulo (questi vi
stenderanno!)...
Siamo
addirittura i primi a parlare di qualcosa che non abbiamo trovato in nessuna
storia di questo sport: il calcio delle ragazze, che in Brasile sta diventando
sempre più importante, entusiasmante, vincente.
Naturalmente,
il punto di vista è quello di un europeo, con tutti i privilegi e tutti i
limiti che questo comporta. La quasi totalità delle informazioni è di fonte
brasiliana e di lingua portoghese: una scelta che è stata fondamentale per
evitare distorsioni e pregiudizi, ma anche una montagna di errori presenti in
siti (anche autorevoli) inglesi, italiani, spagnoli.
Soprattutto: ci piacerebbe appassionare, informare, commuovere ogni lettore come è successo a noi lungo i due anni di scrittura di questo libro.
Soprattutto: ci piacerebbe appassionare, informare, commuovere ogni lettore come è successo a noi lungo i due anni di scrittura di questo libro.
L’AUTORE
Luciano
Sartirana è nato a Milano il 6 novembre 1957. Cultura classica e filosofica. Ideatore
e conduttore di percorsi didattico-formativi in Scrittura creativa,
Drammaturgia e Sceneggiatura a Milano e Venezia. Lettore per Giangiacomo
Feltrinelli Editore; direttore di collana per Demetra Edizioni. Consulente di
produzione radiofonica con RadioRAI (“Caterpillar”, “Radio Bellablù”). Autore
di testi, racconti e recensioni per varie testate web. Co-fondatore del sito di riflessione culturale www.rapportodiminoranza.it
Nel 2008 apre le Edizioni del Gattaccio. Ha visto
in diretta tv cose che oggi è difficile anche solo immaginare: l’assassinio di
John Kennedy, il primo sbarco sulla Luna, Italia-Germania 4-3 di Messico ’70. E - naturalmente - i raggi B balenare alle porte di Tannhäuser.
Ary Barroso, musicista autore della celebre “Aquarela
do Brasil” e principale radiocronista sportivo del Paese,
decide che non commenterà mai più una partita di calcio.
Nelson
Rodrigues, scrittore brasiliano: “Noi brasiliani soffriamo del complesso del cane
randagio… un senso volontario di inferiorità rispetto al resto del mondo…”.
Obdulio Varela, di nuovo: “Se non avessimo
rallentato, spezzato il loro gioco, quella macchina per giocare al calcio ci
avrebbe demolito senza fatica. Li avessimo serviti del loro piatto preferito,
un gioco veloce, queste tigri ci avrebbero divorato. Sono andato anche a
perdere molto tempo con l’arbitro dopo il loro gol, pretendendo un interprete
perché non sapevo l’inglese, la sua lingua. I giocatori brasiliani erano
nervosi e mi insultavano… questo loro atteggiamento mi ha aperto gli occhi, mi
ha fatto capire che ci temevano…”.
Prima dei Mondiali del 1994 si reca nel
ritiro della Seleção per fare gli auguri ai giocatori. Un funzionario non lo fa
neanche entrare…
In una delle sue ultime interviste, Barbosa dichiara: “In Brasile, la pena più pesante per un delitto è di trent’anni di carcere. Sono quasi cinquant’anni che io pago e sono in una specie di prigione pubblica per un delitto che non ho commesso. La gente dice ancora che il colpevole sono io… ma eravamo in undici…”.
In una delle sue ultime interviste, Barbosa dichiara: “In Brasile, la pena più pesante per un delitto è di trent’anni di carcere. Sono quasi cinquant’anni che io pago e sono in una specie di prigione pubblica per un delitto che non ho commesso. La gente dice ancora che il colpevole sono io… ma eravamo in undici…”.
Il 17 luglio 1950
Alle sette della mattina dopo
quella finale, gli addetti alle pulizie del Maracanã trovano un ragazzo di
sedici anni rannicchiato fra gli spalti, abbracciato ancora piangente alla
bandiera verde-oro.
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interviste:
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